Beatrice Venezi detiene un record: l’essere diventata nel 2017 direttore d’orchestra a soli 27 anni. Potevamo non menzionarla lungo il nostro ‘viatico’?

Beatrice Venezi è entrata nella cerchia ristretta di quelle persone che ci inorgogliscono nel mondo, che ci fanno sentire fieri di essere italiani. Il suo più grande contributo? In campo musicale certamente. Eppure le sue gesta hanno valicato i confini di questa inestimabile arte che ci tocca così nel profondo le corde dell’anima. Ci chiediamo: si potrebbe mai vivere senza musica? Per noi rappresenta la panacea di molti mali. Ci sentiamo così ‘musical addicted’ (è così che si dice no?). E così tra una polizza e l’altra, una canzone dopo l’altra, siamo arrivati a soffiare le nostre cinquanta candeline. La nostra storia continua…

Beatrice Venezi: un’icona del ‘sociale’.

Il fatto di ricoprire un ruolo tipicamente riservato agli uomini ha eretto Beatrice Venezi a icona di lotta del mondo femminile, come l’aver diretto le ‘sue’ orchestre nei posti più conservatori del mondo. Parliamo di Paesi come la Bielorussia o l’Armenia solo per citarne alcuni.

Si tratta di un vanto per l’Italia? Certo che sì! Beatrice Venezi ha avuto il privilegio di dirigere orchestre a livello internazionale in tanti altri Paesi, tra i quali spiccano:

• Giappone;
• Portogallo;
• Libano;
• Canada;
• Argentina;
• Stati Uniti.

Poliedrica.

Possiamo dirlo senza neanche troppo ossequio: Beatrice Venezi è un’artista poliedrica che ha giurato amore eterno alla musica classica, prodigandosi per la sua diffusione anche tra i più giovani. Ma non è tutto; accostare il suo nome esclusivamente alla musica classica è riduttivo. Lo testimoniano le molteplici collaborazioni con artisti nazionali del calibro di Rocco Hunt, Marco Mengoni e Andrea Bocelli. Tutti la ricordiamo inoltre al Festival di Sanremo, al fianco di Amadeus, scelta per proclamare il vincitore della sezione ‘nuove proposte’ alla 71esima edizione del Festival.